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“Giovane, dico a te, alzati!”

Il Messaggio di Papa Francesco per la XXXV Giornata Mondiale della Gioventù, che si vive nelle Diocesi in attesa del prossimo incontro a Lisbona, coglie noi perugini, insieme a tutto il resto del mondo, in una situazione di vita che a uno sguardo superficiale pare semplicemente paradossale, ingiusta, insensata e non misurabile nel tempo e nello spazio, tanto da essere impossibile da contenere pienamente dalla nostra ragione. Quanto più allora valgono le parole di Papa Francesco che in un messaggio scritto quando ancora l’emergenza sanitaria non aveva raggiunto i livelli di oggi, interroga ciascun giovane dicendo: E il mio sguardo, com’è? Guardo con occhi attenti, oppure come quando sfoglio velocemente le migliaia di foto nel mio cellulare o i profili social? Quante volte oggi ci capita di essere testimoni oculari di tanti eventi, senza però mai viverli in presa diretta! A volte la nostra prima reazione è di riprendere la scena col telefonino, magari tralasciando di guardare negli occhi le persone coinvolte. Intorno a noi, ma a volte anche dentro di noi, incontriamo realtà di morte: fisica, spirituale, emotiva, sociale. Ce ne accorgiamo o semplicemente ne subiamo le conseguenze? C’è qualcosa che possiamo fare per riportare vita?”

Questi interro gativi, che valgono sempre, per tutti, per ciascuno, in ogni momento della nostra vita, oggi prendono significato nella concretezza di quanto sta accadendo, quasi come se l’evidente nonsense della pandemia ci costringa a chiederci quando, come e in che misura intediamo diventare protagonisti della nostra vita veramente. «Se hai perso il vigore interiore, i sogni, l’entusiasmo, la speranza e la generosità, davanti a te si presenta Gesù come si presentò davanti al figlio morto della vedova, e con tutta la sua potenza di Risorto il Signore ti esorta: “Ragazzo, dico a te, alzati!”» (Christus Vivit n. 20)

C’è chi vivacchia nella superficialità, credendosi vivo mentre dentro è morto (cfr Ap 3,1). Ci si può ritrovare a vent’anni a trascinare una vita verso il basso, non all’altezza della propria dignità. Tutto si riduce a un “lasciarsi vivere” cercando qualche gratificazione: un po’ di divertimento, qualche briciola di attenzione e di affetto da parte degli altri… C’è anche un diffuso narcisismo digitale, che influenza sia giovani che adulti. Tanti vivono così! Alcuni di loro forse hanno respirato intorno a sé il materialismo di chi pensa soltanto a fare soldi e sistemarsi, quasi fossero gli unici scopi della vita. A lungo andare comparirà inevitabilmente un sordo malessere, un’apatia, una noia di vivere, via via sempre più angosciante.”

In questo giorno in cui si apre la Settimana Santa, in una versione totalmente inedita e inaspettata, in cui nessuno di noi potrà dire “tutto è come sempre, le solite liturgie vuote”, abbiamo l’opportunità sul serio di attivare la nostra personale volontà di adesione a Gesù, giocandoci in prima persona, proprio come fa il Papa, scomettendo su ciascuno di noi, su ciascuno di voi giovani alla ricerca della propria pienezza di vita.

In tante occasioni voi giovani dimostrate di saper con-patire. Basta vedere quanti di voi si donano con generosità quando le circostanze lo richiedono. Non c’è disastro, terremoto, alluvione che non veda schiere di giovani volontari rendersi disponibili a dare una mano. Anche la grande mobilitazione di giovani che vogliono difendere il creato dà testimonianza della vostra capacità di udire il grido della terra. Cari giovani, non lasciatevi rubare questa sensibilità! Possiate sempre ascoltare il gemito di chi soffre; lasciarvi commuovere da coloro che piangono e muoiono nel mondo di oggi. «Certe realtà della vita si vedono soltanto con gli occhi puliti dalle lacrime» (Christus vivit, 76). Se saprete piangere con chi piange, sarete davvero felici. Tanti vostri coetanei mancano di opportunità, subiscono violenze, persecuzioni. Che le loro ferite diventino le vostre, e sarete portatori di speranza in questo mondo. Potrete dire al fratello, alla sorella: «Alzati, non sei solo», e far sperimentare che Dio Padre ci ama e Gesù è la sua mano tesa per risollevarci.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA XXXV GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ 2020